Ossigenoterapia a lungo termine

Secondo quanto riscontrato da una recente revisione con meta-analisi della letteratura, che ha preso in esame un totale di 431 soggetti, alcuni pazienti con BPCO attualmente non candidabili all’ossigenoterapia domiciliare potrebbero trarne beneficio per ridurre la dispnea. Secondo l’autore dello studio, David Currow della Flinders University di Adelaide, Australia “oltre ai benefici in termini di sopravvivenza nei gruppi che sono candidati per l’ossigenoterapia domiciliare a lungo termine identificati più di 30 anni fa, la nuova meta-analisi suggerisce che i soggetti con ipossiemia meno grave possano giungere ad una riduzione della dispnea tramite l’impiego dell’ossigeno. Si tratta di un ampio gruppo di pazienti in tutto il mondo, e sarà importante quantificare con precisione l’impatto che la dispnea sta avendo su ciascun soggetto prima di introdurre l’ossigenoterapia”. Quest’ultima in genere si somministra ai pazienti con una pressione parziale di ossigeno in aria ambiente inferiore a 55 mmHg a riposo, oppure a coloro i cui livelli di ossigeno si assestano fra i  5 ed i 59 mmHg che presentano cuore polmonare, ipertensione polmonare o policitemia:. L’ossigenoterapia allevia la dispnea sopra dei 60 mmHg a riposo. Ai pazienti con ipossiemia meno grave di solito si prescrive un’ossigenoterapia palliativa per ridurre la dispnea, nonostante la scarsità di evidenze a supporto di questa pratica. Gli autori consigliano ai soggetti con dispnea, attualmente non candidabili all’ossigenoterapia domiciliare a lungo termine, di prendere in considerazione un trial terapeutico di alcuni giorni per determinare se riescano a trarre dall’ossigenoterapia un beneficio sintomatico. Fonte: Thorax online 2014