Gravità della broncopatia cronica

La relazione tra sintomi e gravità della broncopneumopatia (BPCO) cronica ostruttiva è piuttosto modesta per la lenta evoluzione della malattia che determina un progressivo adattamento del soggetto alle diverse condizioni funzionali. Poiché il volume espiratorio massimo nel primo secondo (FEV 1) è considerato l’indice che meglio esprime la gravità e la evoluzione della malattia, per la sua semplicità di misura, può essere considerato l’indice più importante che definisce il grado di ostruzione bronchiale. Fino a quando il FEV 1 non è ridotto in maniera rilevante (oltre il 50%), i sintomi riferiti dal paziente possono essere solo quelli della bronchite cronica (tosse ed espettorazione abituale) se fumatore, o dell’asma (episodi di accessi di dispnea con costrizione toracica e sibili), oppure solo i sintomi associati alle riacutizzazioni che, con frequenza diversa nei diversi soggetti, possono costellare la storia naturale della malattia. Quando il FEV 1 si riduce a meno del 50% compare la dispnea da sforzo e la limitazione all’esercizio fisico. Ovviamente nei soggetti con prevalente enfisema la dispnea da sforzo può comparire anche per gradi più lievi di ostruzione bronchiale. Con l’ulteriore progressione dell’ostruzione bronchiale, e con la possibile comparsa dell’insufficienza respiratoria e dello scompenso cardiaco, possono comparire i sintomi dovuti all’insufficiente scambio gassoso e alla ridotta funzionalità cardiaca. Nei casi più avanzati sarà presente una importante limitazione nelle attività della vita quotidiana. In ogni caso, la presenza di riacutizzazioni, che a questi livelli di gravità della broncopneumopatia cronica ostruttiva sono più frequenti e più gravi, sarà causa di ulteriori sintomi.