BPCO: un circolo vizioso

L’impossibilità di svolgere un’attività fisica prolungata è di frequente riscontro nei pazienti con BPCO, e contribuisce in misura importante al deterioramento della condizioni di salute percepita (O’Donnel D, 2008). D’altra parte, l’aumento dell’attività quotidiana è in grado di migliorare sia la qualità di vita sia la sopravvivenza (Roche M, 2009). Per valutare le caratteristiche cliniche che correlano con l’inattività, gli Autori di uno studio finlandese hanno somministrato a 719 pazienti con BPCO – seguiti nei 5 anni precedenti presso l’Ospedale centrale di Helsinki – un questionario postale sugli esercizi fisici e sulle attività giornaliere, sulle eventuali limitazioni a tali attività, sulla qualità di vita legata allo stato di salute e sulla sensazione soggettiva di dispnea. Il 50% dei pazienti ha riferito di compiere esercizi più di 2 volte per settimana, ma la percentuale di pazienti inattivi aumentava con la progressione della malattia. Un’attività fisica costante nel corso dell’anno era mantenuta più agevolmente dai pazienti che svolgevano esercizi sia indoor sia all’aperto e tale attività era correlata in modo significativo con il tasso di mobilità (r = 0.37, P < 0.001), con la dispnea percepita (r = 0.32, P < 0.001), con la qualità di vita legata allo stato di salute (r = 0.25, P < 0.001) e con il grado di ostruzione bronchiale (r = 0.18, P < 0.001). Gli Autori concludono che proprio il paziente dispnoico che non svolga regolare attività fisica quotidiana è in grado di beneficiare maggiormente di un programma di attività fisica, a condizione che sia “tagliato su misura”. Int J Chron Obstruct Pulmon Dis. 2012;7:743-755. Epub 2012 Oct 29.